Il focus: prezzi pazzi cosa si rischia di Doris De Vitis
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“A rimetterci sarà lo stile di vita sano”
Il presidente regionale di Federconsumatori Toscana, D’Onofrio, lancia l’SOS
“Le famiglie costrette a risparmiare su qualità dei prodotti, sport e hobby”
Energia elettrica (+29,8%), metano (+14,4%) e carburanti (benzina +17%, diesel +17,9%, Gpl +25,45) hanno aperto le danze, poi – conseguenza scontata – è toccato a molto altro. Come nel più classico degli effetti domino l’impennata ha riguardato pane (+11%), pasta (+25%), frumento (+22%), avena (+79%), farina (+38%), salumi e formaggi (dal 12 al 15%), caffè (+ 12%), carta igienica e da forno (+23%). Come sempre accade in momento storici del genere è il risparmio l’unica carta a disposizione del consumatore (leggi famiglie) per far fronte al supplemento di spesa da destinare prima a bollette e carburante, poi a tutto il resto. Beni di prima necessità compresi.
Luca D’Onofrio, dall’ottobre del 2020 presidente di Federconsumatori Toscana, fa il punto sulla situazione in corso e le previsioni per i mesi a venire.
[/vc_column_text][vc_empty_space][vc_column_text][eltdf_dropcaps type=”normal” color=”” background_color=””]G[/eltdf_dropcaps]iusto in autunno scorso l’inflazione si attestava al 2,6%, un dato mai più raggiunto dal secondo periodo della crisi finanziaria del 2008. Possiamo parlare di cicli e, come tali, imprescindibili?
“Sostanzialmente sì. Negli ultimi dieci anni ne abbiamo individuato due: il primo dal 2008 al 2012 e adesso questo, che preoccupa molto visto che quello di dieci anni fa non ce lo siamo mica lasciati alle spalle”.
Le stime parlano di 1000 euro in più che ogni famiglia dovrà destinare alla lunga catena di rincari…
“Una cifra considerevole, che non tutti saranno in grado di sostenere, da un lato per le conseguenze dei due anni di Covid, dall’altro perchè l’operaio del terzo millennio non è neppure lontano parente a quello degli anni Ottanta. Allora l’italiano medio portava a casa uno stipendio dignitoso, oggi no”.
Secondo i vostri studi di settori su cosa si andrà a risparmiare per racimolare questi mille euro?
“Sulla qualità del cibo e sul riscaldamento degli ambienti domestici”.
Siamo già allo step successivo rispetto a quello dei beni non essenziali…
“Ampiamente. Oggi bisogna guardare agli scaffali dei supermercati. Le persone andranno sempre più alla ricerca del prodotto a basso costo, che significa portare in tavola roba di qualità inferiore. Il rischio che una fetta consistente di popolazione inizi a nutrirsi male c’è eccome. L’altro rischio concreto è quello che molte famiglie risparmieranno sui termosifoni nel periodo più freddo dell’anno, non mi meraviglierei se i casi di morosità dovessero subire un’impennata. C’è un aspetto che ci suggerisce quanto sia preoccupante la situazione: credo che si sia già dimenticato cosa succedeva in pieno Covid davanti alle Caritas, le lunghe file per un pasto o davanti ai Comuni per un buono spesa. Abbiamo dimenticato che alla “solita” gente si erano aggiunti tanti che non ne avevano mai avuto bisogno prima”.
Il suo ragionamento ci spinge ad affermare che a pagare dazio sarà lo stile di vita sano e salutare…
“Certo, basta pensare che la sfera culturale e quella ludico-ricreativa sono state già superate, e in moltissimi casi si è già consumato il sacrificio di un’attività sportiva, di svago e anche formativa come può essere un corso musicale”.
Avete delle previsioni su quando calerà quel 2,6% d’inflazione?
“Come dicevo in principio, l’analisi del momento evince che non ci siamo ancora ripresi dalla bolla finanziaria del 2008. Questo significa che per iniziare a mitigare il colpo sarebbe necessario un incremento del Pil a doppia cifra. Al momento siamo appena al 6%, dunque non mi pare ci siano spiragli per un ragionamento sulla riduzione dei tempi a breve termine”.
I rincari di luce (29,8%) e metano (14,4%) non hanno raggiunto livelli ancora più alti (secondo l’Arera del 45% l’elettricità e del 30% il gas) perchè il Governo ha stanziato 3,5 miliardi con cui mitigare gli oneri di sistema (2,5 miliardi), potenziare i bonus per le famiglie in difficoltà (500 milioni) e ridurre l’Iva (i restanti 500). Purtroppo, ci è stato anche detto che questa cifra sarà sufficiente solo per finanziare l’ultimo trimestre del 2020 e che per il 2021, al momento, non ci sono certezze. Non è certo un buon auspicio…
“Quel provvedimento non solo è temporaneo ma avviene anche attraverso la cassa dei servizi energetici che serve proprio a incrementare i bonus sociali e ad abbattere l’Iva sulla materia prima energia. Se a gennaio del prossimo anno, nel primo trimestre-quadrimestre, il costo dell’energia dovesse stabilizzarsi su quegli aumenti che ormai conosciamo, o dovesse addirittura aumentare, non è detto che il Governo abbia la disponibilità economica per intervenire una seconda volta. Ed è bene aver chiaro che quelle risorse a cui facevamo riferimento non provengono dal PNRR”.[/vc_column_text][vc_column_text]
di Doris De Vitis
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