IMPRESE, ECCO I SETTORI PIÙ COLPITI DAL CARO ENERGIA
L’aumento delle bollette iniziato in seguito alla ripartenza post pandemia ha ulteriormente aumentato il passo a causa del conflitto tra Russia e Ucraina. E il risultato non ha tardato ad arrivare: secondo l’Istat la crescita dei prezzi dei beni energetici al consumo è passata dal 45,9% di febbraio al 52,9% di marzo.
Tra i comparti manifatturieri che consumano più energia elettrica troviamo: metallurgico, alimentare, chimico e tessile.
Le tre province più colpite dal caro energia sono: Brescia (in cima ai distretti energivori della metallurgia), Bergamo (chimica) e Parma (alimentare). Per quanto riguarda l’industria cartiera invece i consumi maggiori si registrano a Lucca mentre per quella tessile il primato è di Biella.
Come noto parliamo di filiere che in questo momento stanno soffrendo molto e gli elevati costi con cui si trovano a fare i conti potrebbero seriamente minare la competitività dei prezzi delle esportazioni dei principali settori del Made in Italy.
Tanto per fare un esempio il Centro Studi Tagliacarne ha elaborato un’interessante mappa che registra i consumi di elettricità del 2019, quando le macchine andavano a pieni giri: al primo posto, con 22.339 Gigawatt orari, troviamo il settore metallurgico, seguono l’industria alimentare (11.952 GWh) e il comparto chimico (11.591 GWh) fino ad arrivare al tessile che si ferma a 3.302 GWh.
E le previsioni per il futuro non sono affatto positive. Secondo vari studi, se il trend rimanesse stabile, nel 2022 l’incidenza dei costi dell’energia sul totale dei costi di produzione nel settore manifatturiero salirebbe dell’89% con un aumento dei costi energetici di circa 2,3 miliardi mensili, per un totale annuo che supererebbe i 25 miliardi.