ECONOMIA, GUERRA E RINCARI PENALIZZANO LA RIPRESA DEI RICAVI DELLE IMPRESE
Ecco i dati del momento e gli scenari per il 2023
Le ultime stime di Cerved sugli effetti che ha causato il mix tra rincari dei prezzi delle materie prime e guerra segnalano un forte impatto sulle prospettive di ripresa dell’economia italiana. Quantificato: 68 miliardi nel 2022 e 101 persi in prospettiva per il prossimo nell’eventualità della fine del conflitto russo-ucraino entro giugno; mentre se questo non avvenisse il costo per le imprese salirebbe ulteriormente a quasi 220 miliardi nel biennio.
Secondo questi dati il tasso di crescita dei ricavi delle imprese sarebbe in discesa al 3,2% nel 2022 (quasi la metà rispetto alle stime pre-guerra) e si attesterebbe al 2,2% nel 2023. Nello scenario peggiore invece i margini di ripresa sarebbero ancora più esigui: con una crescita che si attesterebbe al 2,5% nel 2022 e all’1,6% nel 2023, quest’ultimo anno in cui i ricavi reali sarebbero appena in linea con il livello pre-pandemia vanificando la crescita di 5 punti ipotizzata prima del manifestarsi della crisi. La differenza, nel biennio, è di 218 miliardi in valori costanti, livello che lievita di molto se si tiene conto dell’inflazione.
Tenendo conto di questi fattori a realizzare le crescite più importanti nel triennio 2021-2023 rispetto al 2019 sono costruzioni (+20,2% nello scenario base e +19,3% nello scenario peggiore), metalli (+14,9% e +14,3%), mezzi di trasporto (+10,7% e +10,3%), elettrotecnica e informatica (+9,3% e 8,4%). A realizzare invece le crescite più basse troviamo carburanti (-8,8% e -10,2%), servizi non finanziari (-4,8% e -5,6%), sistema moda (-4% e -5,1%). Sintetizzando nello scenario peggiore potrebbero essere 10 i settori ancora in rosso rispetto al 2019.