PNRR: già collocato il 61% dei fondi
Il 61% dei fondi del PNRR è già stato collocato in 178.353 progetti: si tratta di 117,5 miliardi, di cui il 44,9% di questi sono destinati al nord (80,205 miliardi) il 36,5% al sud (65,237 miliardi) e i restanti alle regioni centrali (29,94 miliardi). Altri 2.969 sono collocati in ambito nazionale perché non possono essere indirizzati in una sola area del paese. Inoltre, per i piccoli comuni ci sarebbe un tesoretto di 7,7.
In questi progetti non sono inclusi i beneficiari di crediti d’imposta di transazione 4.0 (incentivi per l’innovazione delle imprese), Ecobonus e Sismabonus.
Secondo gli enti locali, i progetti mancanti sono circa 18 mila: la piattaforma Regis del Mef è impiegata nello studio del Pnrr per rivederne il riassetto generale.
Il governo in prima istanza dovrà discutere con Bruxelles sul 39% delle risorse rimanenti, da effettuare entro il 31 agosto, ma anche della revisione di alcuni progetti già avviati: per esempio, l’ampliamento degli studi di Cinecittà o delle stazioni di idrogeno per il rifornimento stradale. Quest’ultimo progetto è oggetto di dibattito tra Palazzo Chigi e la Corte dei Conti in questi giorni. Quindi c’è scetticismo a Palazzo Chigi sul rispetto della scadenza imposta dall’Ue: riscrivere piani avviati non è impresa facile perché presuppone l’apertura di un negoziato col ministero o un altro soggetto titolare del piano in questione che eventualmente dovrà rinunciare alle risorse a cui ha accesso in nome di un ricollocamento generale del Pnrr.
Il governo – e anche il dibattito pubblico – sembrano più orientati verso un collocamento dei fondi a pochi ma grandi progetti, come nel caso del RepowerEu – tassello mancante del Pnrr – che secondo Fitto (ministro per gli affari europei) dovrà contenere i grandi progetti per l’autonomia energetica.