IMPRESE ITALIANE, IL DATO SUI FALLIMENTI TORNA A CRESCERE
Torna a risalire il numero delle imprese italiane che hanno chiuso battenti nel 2023. La fotografia risalta dalla ricerca che Cerved ha effettuato guardando al periodo compreso tra il 1 aprile e il 30 giugno, dunque al secondo trimestre dell’anno in corso. Messo a confronto con lo stesso periodo del 2022 emerge un dato che si attesta sul +1,5%, che però lievita fino al +5,2% guardando al solo settore manifatturiero. A tirare le fila di questa risalita sono principalmente le PMI, con quelle specializzate in prodotti da forno in cima alla lista (+84,6%), gli alberghi (+50%), le attività all’ingrosso nelle costruzioni (+36%), le meccaniche e metallurgiche (+24%), la carpenteria metallica (+23,1%), i servizi informatici e software (+20,8%) e la ristorazione (+20,3%).
La ricerca si è concentrata anche sulle “liquidazioni volontarie”, registrando un rialzo del 33% nelle costruzioni, del 26% nei servizi e 22,8% nell’industria.
La mappa geografica evince che sono stati Nord-Est e Centro le due aree in cui il fenomeno si è consumato (rispettivamente +12,1% e +11,6%), a differenza di Nord-Ovest e Mezzogiorno in cui si è registrato un calo dei casi del -4% e -7,1%. La regione col dato peggiore è il Molise (+85,7%), tutto al contrario della Valle d’Aosta che col suo -33,3% è quella andata meglio di tutte.
Nel complesso i posti di lavoro persi ammontano a 81.000; 18.000 se escludessimo l’ambito delle “liquidazioni volontarie”.
Tra le cause principali viene indicata l’inflazione, col conseguente sostanzioso rialzo dei tassi di interesse.