L’integrazione della tecnologia nell’istruzione è diventata un elemento cruciale per la formazione delle nuove generazioni. Tuttavia, tra i paesi europei, esistono differenze significative riguardo all’uso della tecnologia nelle scuole elementari e medie.
Per colmare questo divario, è necessario un impegno maggiore nelle infrastrutture tecnologiche, nella formazione degli insegnanti e nell’applicazione di politiche educative mirate e coordinate. Solo così si potrà garantire agli studenti italiani le stesse opportunità dei loro coetanei europei.
Secondo un rapporto del Ministero dell’Istruzione italiano inerente al 2023, il 70% delle scuole elementari e l’85% delle medie dispongono di connessioni internet sufficientemente veloci per supportare attività didattiche digitali. Però, solo il 50% delle aule è dotato di LIM (Lavagne Interattive Multimediali), e meno del 40% degli insegnanti delle scuole elementari si sente adeguatamente preparato all’uso di tecnologie digitali in classe. E questo potrebbe dipendere anche da un’età media degli insegnanti che in Italia è relativamente alta rispetto ad altri paesi europei; i dati del Ministero dell’Istruzione e dell’ISTAT evidenziano che il 40% dei nostri professori ha più di 50 anni, mentre solo il 10% meno di 35.
Un’indagine del 2023 condotta dall’Osservatorio Tecnologico nelle Scuole Italiane (OTSI) ha rilevato che solo il 35% dei nostri insegnanti si considera competente nell’uso delle tecnologie digitali per l’insegnamento. Scendendo nel particolare, solo il 25% tra i docenti over 50 si considera competente in tecnologia.
Gli insegnanti che sono tra i 35 ed i 50 anni – ovvero il 50% del totale – hanno il 40% delle competenze necessarie mentre i tutor under 35 anni – rappresentanti il 10% del totale – detengono il 50% delle competenze tecnologiche.
Possiamo dire che la formazione degli insegnanti non risulta adeguata e questo si traduce in un utilizzo limitato e spesso inefficace degli strumenti tecnologici.
Ma non è certo solo una questione di mancanza di formazione del corpo docente: a far la voce grossa c’è anche la carenza di infrastrutture tecnologiche adeguate.
Nonostante gli investimenti negli ultimi anni, molte scuole, specialmente nelle aree rurali, non hanno ancora accesso a connessioni o dispositivi adeguati.
“Mancanze” a cui occorre trovare un rimedio, anche in virtù delle situazioni in atto in altri paesi europei, Finlandia e Svezia in primis, dove l’adozione della tecnologia nelle scuole è già in fase molto avanzata.
In Finlandia, ad esempio, il 98% delle scuole è dotato di connessioni internet veloci, e quasi tutte le aule dispongono di LIM o altri dispositivi interattivi. Gli insegnanti ricevono una formazione continua sulle nuove tecnologie e il 90% di questi dichiara di essere a proprio agio nell’utilizzarle in classe.
Le nostre vicine Germania e Francia hanno invece una situazione più variegata: nella prima, il 75% delle scuole dispone di buone infrastrutture tecnologiche, ma c’è ancora una discreta percentuale di istituti, soprattutto nelle aree meno sviluppate, che necessitano di miglioramenti, mentre per quanto riguarda la Francia, qui i progressi sono stati davvero significativi negli ultimi anni, con l’80% delle scuole ora dotato di connessioni internet adeguate e una crescente adozione di dispositivi digitali.
La situazione in Spagna e Portogallo è invece simile a quella italiana, con il 70% delle scuole circa dotate di infrastrutture tecnologiche sufficienti e una percentuale di insegnanti preparati inferiore al 50%. Anche in questi paesi le disparità tra regioni diverse sono marcate, con le aree rurali e meno sviluppate che restano indietro.
Tutti questi gap e difficoltà tecnologiche sono sicuramente da attribuire alle differenze economiche e geografiche che sussistono tra regioni, dove le aree più povere e rurali tendono a ricevere meno investimenti in infrastrutture tecnologiche, sia a livello nazionale che europeo.
Le politiche educative e gli investimenti pubblici svolgono un ruolo cruciale ed in Italia, nonostante i piani di digitalizzazione, spesso mancano investimenti continui e coordinati.
Matteo Bini, Responsabile Area Digital Unilavoro PMI