Lavorare di notte? Più sicuro. I numeri e i motivi in un report Inail
E’ stata resa nota in questi ultimi giorni l’edizione 2024 de “Gli infortuni sul lavoro in orario notturno in Italia”, studio a tutto tondo che l’Inail ha effettuato sul tema specifico prendendo in esame i numeri delle denunce pervenute in riferimento al quinquennio 2018-2022, nell’orario compreso tra le 24 e le 6. Diversi gli aspetti emersi dall’analisi: in generale che, a parità di mansioni, lavorare di notte è molto più sicuro nonostante il maggior affaticamento a cui è sottoposto l’organismo con l’alterazione del ciclo sonno-veglia e le conseguenze in termini di relazioni familiari. In termini di percentuali generali, gli infortuni notturni si attestano su una media quinquennale del 2,8%, con la maggior parte di questi che si è verificata durante il lavoro, il resto invece in itinere, coinvolgendo un numero più elevato di uomini rispetto alle donne. Guardando nello specifico al 2022, dall’analisi evince che delle 640.251 denunce per infortunio inoltrate all’Istituto “solo” 18.054 hanno riguardato incidenti avvenuti nella fascia oraria notturna, mentre 96 sono state quelle mortali su un totale di 1.243. In termini di decessi in fascia notturna, nel periodo preso in esame è stato proprio il 2022 l’anno peggiore, con una percentuale del 7,7% mai registrata nei quattro precedenti. Lecito domandarsi il motivo, che secondo lo studio è da ricercarsi nel fatto che molti lavori ad alto rischio (edilizia e agricoltura in primis, estrazioni di minerali e lavorazioni di minerali non metalliferi) vengono svolti tendenzialmente in momenti diurni; nel fatto che di notte vengono impiegati molti meno operai rispetto a quanti ne vengono impiegati di giorno; nel fatto che le attività industriali svolte a ciclo continuo sono caratterizzate da un’automazione maggiore di notte rispetto al giorno