RECORD DENATALITÀ, AL SUD MENO 40% NEGLI ULTIMI VENT’ANNI
I dati sulle nascite nel nostro Paese non sono mai stati così allarmanti. A certificare il calo sono le statistiche Istat degli ultimi vent’anni.
Il tasso di natalità 2020 è crollato del 28% rispetto all’inizio del millennio. La pandemia non ha affatto invertito la tendenza, anzi: proiettando su base annua i dati provvisori dei bilanci demografici mensili (aggiornati fino a novembre), nel 2021 si conterebbero altre 10500 culle in meno, per un totale di 136mila. A titolo esemplificativo, nel mese di gennaio 2021, a cui vengono attribuiti i cosiddetti “figli del lockdown del 2020”, si sono registrati quasi 5000 nati in meno (-13,6%) rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
In cima alla classifica del calo percentuale degli ultimi 20 anni, oltre a Barletta (-39,5%) ed Enna (-35,4%), si posizionano le province sarde, seguite da Biella (-35,1%), Bergamo (-35,5%), Prato (-34,3%) e Massa Carrara (-34,2%). Le province che registrano invece il calo minore sono: Parma (-13,1%), Trieste (-13,2%) e Bolzano (-13,4%).
Le motivazioni del fenomeno sono da attribuire essenzialmente alla prolungata permanenza dei giovani nella famiglia di origine, a sua volta dovuta a molteplici fattori: il protrarsi dei tempi della formazione, le difficoltà nell’ingresso nel mondo del lavoro e la diffusa instabilità del lavoro stesso. E mentre il tasso di natalità scende, la popolazione invecchia.